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Ormai tutti sappiamo che l’industria tessile è una delle più inquinanti al mondo dopo quella petrolchimica, per questo le ricerche su nuovi tessuti rispettosi dell’ambiente e della salute dell’uomo si incrementano sempre di più e l’attenzione delle case di moda sulla produzione dei capi diventa uno dei punti forti della comunicazione.

In un momento in cui la parola sostenibilità riscuote molto successo, è molto facile però cadere nella trappola del greenwashing. Per questo potrà esserti utile fare un po’ di chiarezza sui filati da maglieria, con lo scopo di leggere bene l’etichetta al momento dell’acquisto e diventare un consumatore consapevole e informato.

Partiamo.. I filati si dividono in fibre naturali, fibre artificiali e fibre chimiche.

Le fibre naturali sono quelle esistenti in natura che si ricavano da prodotti animali o vegetali, sono una risorsa antichissima e noi di intrecci abbiamo deciso di riproporle in chiave moderna nelle nostre collezioni. Si dividono in fibre vegetali ottenute dai semi come il cotone, dagli steli come canapa e lino, insomma hanno tutte in comune un componente fondamentale, la cellulosa. Le fibre animali invece sono dal vello come la lana, dal pelo come il cashmere o dalle secrezioni degli animali come la seta.

Morbidezza, traspirabilità e resistenza sono solo alcune delle qualità di queste fibre, noi di intrecci le lavoriamo in purezza o in fibra riciclata e le consigliamo in ogni stagione, da indossare in base alle esigenze e occasioni diverse.

Last but not least le fibre marine derivate dalle alghe o ricavate dagli scarti di lavorazione dei crostacei prodotti dall’industria alimentare utili per farne una fibra antibatterica, come il Seacell che trovi nella nostra collezione.

La nuova tecnologia ci porta invece al lanital, una fibra derivata dal latte che veniva utilizzata per confezionare abiti di varia fattura e per sostituirla in tempi di guerra alla lana. Oggi il lanital sta tornando in voga per le caratteristiche antibatteriche dimostrate e l’estrema morbidezza, ma anche grazie ad una nuova lavorazione che ne impedisce il restringimento.

Le fibre artificiali sono ottenute da materie prime naturali come la cellulosa che, non essendo sotto forma di filato, vengono sottoposti ad artificio chimico, come il tencel, ottenuto dalla cellulosa di alberi coltivati in modo responsabile e non intensivo: grazie alla loro derivazione naturale inoltre le fibre artificiali sono in larga parte biodegradabili e permettono una maggiore capacità di assorbire il sudore rispetto alle fibre sintetiche. Ma su queste ultime appunto non vogliamo soffermarci più di tanto, se state leggendo questo articolo probabilmente già saprete che provengono da polimeri di sintesi chimica provenienti dal petrolio e sono altamente impattanti da un punto di vista industriale, poiché la produzione avviene tramite un processo che implica un massiccio uso di solventi chimici.

Noi di intrecci, consigliamo per questo di leggere bene l’etichetta, un po’ come quando andate al supermercato e guardate gli ingredienti, le avvertenze, le tabelle nutrizionali, i simboli e i marchi: le etichette sono un vero e proprio calderone di informazioni, tutte preziosissime.